Sig. Sindaco, Cittadine, Cittadini, Autorità Militari, Autorità civili, Autorità religiose.
Anche quest’anno siamo riuniti davanti al Monumento ai Caduti di tutte le guerre per celebrare la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ricordare quegli avvenimenti non è una semplice ricorrenza civile: è un atto di doverosa testimonianza di come il passato serva a rinsaldare le nostre Istituzioni Repubblicane e i nostri principi democratici.
Il Presidente Mattarella oggi è a Genova dove la Liberazione avvenne a seguito dell’insurrezione avviata nella notte del 23 aprile. Unico caso in Europa, un intero contingente militare tedesco, al comando del generale Gunther Meinhold, si arrese alle forze della Resistenza, senza alcun intervento bellico alleato. L’atto di resa fu firmato dal generale tedesco davanti all’operaio Remo Scappini, Presidente del CLN Liguria, la cui moglie Rina, incinta, era stata seviziata dai nazifascisti fino a farle perdere il bambino. Paolo Emilio Taviani, futuro Ministro della Repubblica, poté annunciare alla radio: ”Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito si è arreso ad un popolo”. Solo Napoli con la rivolta delle quattro giornate (27 – 30 settembre) era riuscita a sconfiggere l’esercito tedesco nel 1943. Entrambe le città sono state insignite della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Citiamo questi due episodi per sottolineare quanto seppero fare gli Italiani dopo 20 anni di duro regime fascista e 18 mesi di occupazione nazista. Certo, gli Alleati svolsero il ruolo decisivo per la Liberazione dell’Italia, ma il contributo e il sacrificio di molti caduti delle forze della Resistenza fu essenziale, oltre all’Armistizio dell’8 settembre 1943, per ottenere alla conferenza dei vincitori a Parigi il 10 febbraio 1947 condizioni di pace meno pesanti. Alcide De Gasperi guidò la delegazione italiana dopo tre giorni di anticamera. Il suo un compito quasi impossibile: separare le responsabilità del popolo italiano da quelle di Mussolini. Dimostrare che c’è un’altra Italia che ha combattuto contro il fascismo. Comincia il suo discorso con una frase rimasta celebre: «……sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico che mi fa considerare come imputato, ……. Signori, è vero ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese, e per difendere la vitalità del mio popolo, di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica»
Ecco che le vittime della “guerra contro i civili” (I fucilati alla Grotta di Maona, i martiri del Padule di Fucecchio, per citare quelle più vicine a noi), le formazioni partigiane, i soldati del ricostituito Esercito Italiano con i Gruppi di Combattimento, i Pionieri (ex soldati italiani) utilizzati come forza logistica per aiutare gli Alleati a risalire la penisola, gli internati Militari Italiani (I.M.I.), gli stessi caduti di Cefalonia e delle isole nell’Egeo, per non parlare dei combattenti italiani nelle formazioni partigiane all’estero, dimostrarono una fattiva collaborazione per la sconfitta della Germania nazista in Europa.
Anche Montecatini Terme e la provincia di Pistoia hanno contribuito a questa attiva partecipazione. Lo scorso 25 Aprile ne abbiamo documentato esempi importanti. In questa occasione desideriamo ricordare alcuni protagonisti che ci hanno lasciato o che ancora possono testimoniare il loro impegno indimenticabile. In particolare Dumas Remoli, figlio di madre statunitense e padre italiano, voleva che anche in Italia si realizzasse una democrazia liberale; Enzo Biagini, già Partigiano fino alla Liberazione di Montecatini Terme. Entrambi, arruolati nei Gruppi di Combattimento (Il Cremona) per la Liberazione del resto dell’Italia, ci hanno lasciato in questi ultimi mesi. Così come il Partigiano della “Bozzi” Giuliano Garofani. Inoltre non possiamo non ricordare, ancora viventi: Ivo Teglia, Partigiano e combattente nel Gruppo di Combattimento Cremona per la Liberazione di Alfonsine; Marcantonio Bragadin, Partigiano in Versilia e Amministratore del Comune di Montecatini Terme; Mario Innocenti Partigiano in Provincia di La Spezia; infine, Lauretta Riva, staffetta partigiana. Le donne furono non solo combattenti e staffette partigiane, ma anche sostenitrici in mille modi della lotta partigiana, e lo furono in un numero incalcolabile; solo oggi la storiografia le sta facendo uscire dall’oblio, fino a poter dire che la Resistenza senza le donne non avrebbe potuto esserci. La Resistenza, armata e non armata, degli uomini e delle donne, in Italia è stata l’anima del patriottismo repubblicano. E dobbiamo ringraziare alcuni Presidenti della Repubblica, Ciampi in primis, fino a Mattarella, per la diffusione di questo patriottismo democratico. La Patria che è uscita dalla lotta di Liberazione è antifascista, se ne facciano una ragione i cultori della Patria nazionalista da cui, storicamente, sono nate tutte le guerre.
Questo non è successo in Germania. Là la follia di resistere e combattere fino alla fine fu causa di danni enormi e di centinaia di migliaia di vittime. Il delirio al potere seppe trasformare persino la lingua, “la lingua del Terzo Reich”, così bene descritta da Victor Klemperer in un libro poco conosciuto che tutti dovremmo leggere. L’esercito nazista ed Hitler all’inizio del conflitto parlano solo di guerra di movimento e di vittorie. “Il movimento è l’essenza, la peculiarità, la vita del nazismo e del nazionalsocialismo”. Ma nei primi mesi del 1943 le sorti della guerra cambiano. E allora il “movimento” si cristallizza nel “fronte di posizione”. Più tardi la fortezza Europa diventerà fortezza Germania e in ultimo fortezza Berlino. All’esercito nazista non è mancato il movimento, neppure negli ultimi tempi della guerra! Che però si trattasse di un continuo indietreggiare non è mai stato detto esplicitamente. Le parole sconfitta, ritirata e men che mai fuga non venivano mai pronunciate. Al posto di sconfitta si diceva regresso, non si fuggiva ma ci si allontanava dal nemico, il quale non riusciva mai a sfondare, ma solo a fare irruzione, a fare “profonde irruzioni”; queste però venivano “arrestate” o “bloccate” perché “il fronte era elastico”. A parte queste osservazioni linguistiche, rimane il fatto che molti ragazzi, ancora adolescenti, furono mandati irresponsabilmente incontro alla morte. L’ossessione per il dominio dell’Europa e del Mondo non fu opera di un gruppo ristretto di criminali. Fu una mostruosità ideologica, culturale e politica. Hitler si suicidò con sua moglie, senza avere il coraggio di affrontare la sconfitta di fronte al proprio popolo. La moglie di Goebbels, Magda uccise i suoi sei figli, una femmina e cinque maschi, prima di suicidarsi insieme al marito. Chi oggi sostiene partiti e movimenti neonazisti, conosce queste cose, questi avvenimenti deliranti?
La Germania fu divisa in due nazioni diverse, Berlino fu divisa in quattro, per molti anni ha subito l’occupazione militare degli eserciti vincitori. Molti tedeschi dovettero fare ritorno in patria dopo anni di permanenza in altri paesi europei. La Costituzione tedesca fu dettata dai paesi vincitori. Si calcola che alla fine della seconda Guerra Mondiale ci fossero in Europa quasi 40 milioni di persone sradicate dalla propria terra natale. Circa 12 milioni di tedeschi furono espulsi dalle regioni della Germania annesse alla Polonia, all’URSS, alla Cecoslovacchia e alle zone dell’Europa sudorientale dove essi si erano sistemati da tempo, mentre gli eserciti alleati trovarono in Germania oltre 11 milioni di deportati di varie nazionalità.
Senza la Resistenza e la lotta partigiana, in Italia avremmo avuto la Repubblica? Il nostro Parlamento eletto con libere elezioni avrebbe approvato la Costituzione? Avremmo fatto la stessa fine della Germania. Dobbiamo ricordare queste cose affinché il passare degli anni non faccia precipitare nell’indifferenza coloro che hanno avuto la fortuna di non vivere gli anni delle guerre mondiali dal 1914 al 1945. Soprattutto che il valore fondamentale della Resistenza è rappresentato dalla capacità degli italiani di mettere insieme forze, politiche e sociali, molto diverse fra loro, ciascuna delle quali aveva un proprio radicamento prima e durante la guerra. I C.L.N. (Comitati di Liberazione Nazionale) formati da Partito d’Azione, Partito Liberale, Democrazia Cristiana, Democrazia del Lavoro, Partito Comunista, Partito Socialista, furono lo strumento giusto per raggiungere questo obbiettivo, e anche chi non decise di farne parte lavorò con spirito unitario contro il nazifascismo dalla fine del 1943 fino alla proclamazione dell’Insurrezione nazionale del 25 aprile 1945.
Oggi il Mondo sta cambiando, spinte nazionaliste ed autoritarie ci mostrano un quadro internazionale pericoloso e gravido di possibili nuove guerre, come in Ucraina, a Gaza, in Sudan, in Congo e in altre decine di parti del mondo. La Pace è quotidianamente minacciata. Nei paesi democratici c’è chi pensa di risolvere le crisi e le difficoltà con un capo carismatico che le salvi. Il fascismo e il nazismo storici non torneranno, la storia non si ripete. Ma nuove forme di governo in senso autoritario potrebbero sorgere, anche attraverso libere elezioni: già si stanno vedendo in alcune parti del mondo.
Chiudo leggendo le ultime parole dell’appello lanciato dall’ANPI per questo 25 Aprile:
“Di nuovo, è tempo di resistenza, una resistenza consapevole, pacifica, collettiva. Di nuovo ci riconosciamo in un cammino di liberazione da percorrere insieme”
Viva l’Italia libera e democratica!
Viva l’Europa unita e solidale!
Viva la Pace!
A proposito di Pace desideriamo ricordare con immensa gratitudine Papa Francesco che ci ha lasciati pochi giorni fa. Papa Francesco ha fatto della Pace una delle sue più convinte, assidue, instancabili, battaglie. Purtroppo inascoltato.
Non lo scorderemo mai. Riposi in Pace.